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In un contesto globale sempre più interconnesso, le decisioni politico-economiche di una nazione possono avere ripercussioni dirette e significative ben oltre i suoi confini. Recentemente, gli Stati Uniti hanno introdotto una serie di dazi significativamente elevati che arrivano fino al 102,5% sulle importazioni di automobili, provocando una serie di reazioni a catena a livello internazionale. Questa mossa ha spinto la Cina a considerare un aumento dei dazi sulle importazioni di auto di lusso a benzina fino al 25%, un'azione che potrebbe colpire duramente alcuni dei principali produttori automobilistici europei come Porsche, BMW e Mercedes-Benz, i cui titoli hanno già registrato cali significativi.
Le ripercussioni di queste tensioni commerciali sono visibili principalmente nel settore automobilistico di lusso, dove marchi come Porsche, BMW e Mercedes-Benz vedono la Cina come un mercato cruciale per i loro prodotti di alta gamma. Ad esempio, modelli come la Mercedes Classe S e il Porsche Cayenne, noti per i loro potenti motori, potrebbero subire gli impatti più severi di questi potenziali nuovi dazi. Queste mosse sono viste non solo come risposte dirette alle politiche statunitensi ma anche come parte di una strategia più ampia della Cina per promuovere politiche di sviluppo sostenibile e a bassa emissione di carbonio.
Liu Bin, a capo del China Automotive Technology & Research Center (CATARC) e vice direttore del China Automotive Strategy and Policy Research Center, sostiene che l'aliquota tariffaria proposta è conforme alle regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Liu ha anche criticato le restrizioni imposte dai paesi occidentali sui veicoli a nuova energia, come quelli elettrici, sottolineando come tali misure siano contrarie agli ideali di sviluppo sostenibile e alle regole di mercato.
A livello europeo, nonostante le pressioni e le indagini su possibili aiuti di stato illegittimi che rendono le auto cinesi più competitive, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente espresso una posizione prudente. Ha chiarito che l'Europa non si considera in una guerra commerciale con la Cina, preferendo una strategia di "derisking" piuttosto che di decoupling, a differenza di quanto fatto con la Russia.
L'industria automobilistica tedesca, che vede nel mercato cinese circa un terzo del suo business, insieme a figure politiche prominenti come il cancelliere Olaf Scholz, ha esortato a evitare una politica di rappresaglia commerciale che potrebbe avere effetti deleteri. Questa necessità di equilibrio si riflette anche nelle posizioni di altri paesi europei, come la Francia, che supportano una politica più rigida nei confronti della Cina.
Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha evidenziato come l'imposizione di dazi elevati potrebbe rivelarsi una "trappola" per i paesi che scelgono di percorrerla, portando a un aumento dell'inflazione e a potenziali ripercussioni negative sulle vendite e la produzione. Egli descrive il periodo attuale come "darwiniano", sottolineando le sfide poste dalla competizione sui prezzi con i produttori asiatici.
In conclusione, le tensioni commerciali e le politiche tariffarie tra grandi potenze economiche stanno configurando un nuovo scenario globale, dove le decisioni di pochi influenzano l'economia di molti. La situazione richiede una navigazione attenta e strategica da parte dei leader mondiali e delle industrie chiave, dove le decisioni prese oggi determineranno la sostenibilità e la competitività di domani.