Il ministro Leo copia Tremonti e lo peggiora: il suo fisco sarà sempre più precario e ingiusto

Il Viceministro all’Economia Maurizio Leo al XXII Convegno Nazionale INT (Istituto Nazionale Tributaristi) presso l’Hotel Nazionale Roma, 23 novembre 2022. ANSA/FABIO CIMAGLIA

Durante la campagna elettorale, la premier Meloni aveva promesso la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti, dove gli incrementi di reddito sarebbero stati tassati con un’aliquota ad hoc, generalmente dimezzata rispetto a quella marginale. Tuttavia, dopo due anni, questa promessa è stata realizzata solo per i lavoratori autonomi. La commissione Finanze del Senato ha approvato un parere vincolante per introdurre una flat tax incrementale sulla differenza tra il reddito concordato e quello dichiarato nel periodo d’imposta precedente, con aliquote crescenti a seconda del punteggio Isa.

Non c’era copertura finanziaria per estendere la flat tax incrementale ai lavoratori dipendenti, ma sembra esserci per favorire gli autonomi, creando un fisco sempre più partigiano e clientelare. Questa misura riprende una proposta del ministro Tremonti, ma peggiorata. La flat tax prevede tre aliquote diverse a seconda dell’indice di affidabilità fiscale. Per chi ha un indice inferiore alla sufficienza, l’aliquota è del 15%, un terzo di quella marginale, offrendo una convenienza assoluta a chi tradizionalmente è meno leale con il fisco.

Con il concordato preventivo per gli autonomi, si concludono i provvedimenti della delega fiscale del ministro Leo, che includono la rimodulazione dell’Irpef, numerosi condoni e l’estensione della flat tax per gli autonomi. Questo nuovo sistema fiscale è più equo e semplice? Difficile da sostenere. Il sistema fiscale italiano è lontano dai principi costituzionali di equità, che richiedono che ciascuno contribuisca alla spesa dello Stato secondo le proprie possibilità economiche.

Il fisco del ministro Leo rappresenta la continuazione del fisco della destra inaugurato da Tremonti nel 2003. All’epoca, la proposta delle due aliquote Irpef venne abbandonata per motivi di sostenibilità economica con un debito al 100% del Pil. La nuova delega fiscale del ministro Leo è una pessima copia di quella di Tremonti, vantaggiosa per alcuni ma non per i cittadini onesti. Tremonti, un intellettuale, aveva in mente una proposta fiscale per tutti i contribuenti, mentre Leo, un professionista, ha rivolto l’attenzione ai lavoratori autonomi, con concessioni fiscali e condoni abbondanti.

Il contesto economico è diverso. Con Tremonti, il debito era al 106% del Pil, ora è al 140%. Leo ha creato un sistema fiscale sempre più incomprensibile e capzioso, con misure temporanee e condoni che non potranno essere ripetuti annualmente. La flat tax a punti per invogliare gli evasori a dichiarare i redditi è un’ulteriore stranezza. Il fisco è diventato precario e ingiusto, pieno di privilegi per pochi e capricci della politica.

Con il passaggio da Tremonti a Leo, il sistema fiscale italiano ha subito un evidente degrado finanziario, intellettuale e morale. L’istituzionalizzazione dell’evasione attraverso il concordato preventivo dipenderà dalla convenienza economica per i contribuenti, assistiti da professionisti ben pagati. Anche le virtù fiscali si comprano, trasformando il fisco in un sistema prêt-à-porter per categorie privilegiate.

Nel 1976, il ministro Visentini denunciava le dichiarazioni fiscali degli italiani come vergognose. A distanza di quasi 50 anni, la situazione è peggiorata sia in termini di evasione fiscale che morali. Il concordato fiscale super agevolato rappresenta la resa dello Stato di fronte a chi evade il 70% delle imposte, confermando il fisco nero della destra come il più iniquo e inefficiente di sempre. La flat tax incrementale, così come strutturata, è un ulteriore regalo agli autonomi, mentre i lavoratori dipendenti sono stati traditi dalle promesse elettorali. Ancora una volta, il fisco nero domina.


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