
Dopo l’implementazione di una riforma fiscale, il governo ha deciso di intervenire anche sul fronte delle cartelle esattoriali, adottando una politica di revisione dei metodi di riscossione dei debiti pregressi e ampliando i termini per il loro pagamento. Queste azioni sono state dettagliate passo dopo passo, evidenziando le modifiche portate dalla nuova riforma.
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In Italia, il volume dei debiti fiscali non riscossi è impressionante, ammontando a circa 1200 miliardi di euro. Questa cifra straordinaria include debiti spesso considerati irrecuperabili, come quelli accumulati da soggetti deceduti, imprese cessate, o insolventi, che non hanno lasciato beni aggredibili. Dopo aver escluso queste categorie, restano circa 100 miliardi di euro di debiti effettivamente recuperabili, sebbene più della metà di questi risalga a oltre dieci anni fa, con scarse possibilità di essere riscossi.
Per affrontare questa problematica, è stata costituita una commissione ad hoc, incaricata di esplorare metodi per ridurre il volume delle cartelle non riscosse. Le indagini si concentreranno sui debiti accumulati in diversi periodi, con scadenze fissate per il 31 dicembre dei rispettivi anni 2025, 2027 e 2031.
Il governo ha anche previsto una ristrutturazione del sistema di riscossione, una mossa che alcuni interpretano come un condono mascherato. Tra le novità introdotte, c’è la regola che le cartelle esattoriali saranno “automaticamente discaricate” dopo cinque anni di mancata riscossione a partire dal 1° gennaio 2025. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate può ora inviare comunicazioni di “discarico anticipato” in situazioni particolari, come nei casi di fallimento o quando non ci sono beni del debitore aggredibili.
Parallelamente, è stata incrementata la possibilità di dilazionare il pagamento dei debiti fiscali, estendendo il numero massimo di rate mensili da 72 a 120, per chi dimostra di trovarsi in una “temporanea situazione di obiettiva difficoltà”. Questa opzione è differenziata a seconda che il debito sia superiore o inferiore a 120mila euro, con un incremento graduale delle rate ogni due anni, fino al massimo stabilito.
Queste misure, sebbene progettate per facilitare i contribuenti in difficoltà, comportano un costo significativo per le finanze statali, stimato in una riduzione di gettito di circa 2,5 miliardi di euro in 12 anni, con un impatto che si prevede azzerarsi solo a partire dal 2037.
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