Stop al Nuovo Redditometro: La Correzione di Rotta del Governo

Dopo l’annuncio che ha bloccato le polemiche (e soprattutto le critiche degli alleati di governo) della premier Giorgia Meloni, è arrivato l’atto formale che ferma l’entrata in vigore del nuovo redditometro. A firmare l’atto di indirizzo sono stati il viceministro dell’Economia Maurizio Leo e il direttore del dipartimento Finanze Giovanni Spalletta. Il decreto, pubblicato in «Gazzetta Ufficiale» lunedì sera, non è durato nemmeno quarantotto ore. Di fatto, i controlli con il nuovo strumento non partiranno. Ci saranno infatti modifiche che arriveranno con uno dei decreti attuativi della delega fiscale.

La Correzione di Rotta

L’atto di indirizzo è breve, ma le premesse delineano cosa accadrà nei prossimi mesi, quando il clamore per la campagna elettorale per le europee si sarà spento. Come scrivono Leo e Spalletta, è stata considerata “l’opportunità, rilevata anche dal Presidente del Consiglio dei ministri, di modificare il contenuto normativo del predetto quinto comma dell’articolo 38 del Dpr 600 del 1973, al fine di rendere più esplicita la volontà di concentrare l’applicazione dell’istituto della determinazione sintetica del reddito sui casi in cui il contribuente omette di dichiarare i propri redditi, a fronte del superamento di soglie di spesa da determinare.”

Il riferimento all’“omissione” lascia quindi presagire che gli sforzi saranno concentrati su una ricostruzione del reddito mirata a colpire chi nasconde totalmente (o quasi) i redditi al Fisco. Tradotto, significa andare a caccia dei finti “nullatenenti che girano col Suv e vanno in vacanza con lo yacht”. In due parole: i grandi evasori.

L’Attuazione della Delega Fiscale

Con lo stop ai controlli basati sul decreto che era costruito su 56 voci di spesa (da alimentari e abbigliamento al tempo libero), 9 per investimenti, una per il risparmio e tre per le spese per trasferimenti, Leo punta a ricostruire un meccanismo di accertamento che possa eliminare la discrezionalità dell’accertamento sintetico puro (paradossalmente il redditometro tutelava di più il contribuente) e far emergere i grandi scostamenti tra redditi ricostruiti in base al tenore di vita e redditi dichiarati.

Le 200 Banche Dati

La base di partenza è rappresentata dalla ricchezza di informazioni di cui il Fisco già dispone: quasi 200 banche dati. Non chiamatelo “Grande Fratello” (per non far venire l’orticaria alla politica, soprattutto in tempi di elezioni), ma con le informazioni autorizzate nel tempo da tutte le forze che si sono avvicendate negli anni al Governo, il patrimonio di cui l’amministrazione finanziaria dispone può essere utilizzato per mirare al bersaglio senza disturbare e far perdere tempo, sonno e fiducia nelle istituzioni ai contribuenti onesti.


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