07 Agosto 2024
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Analisi della misura: Cosa dice davvero la legge

La legge di Bilancio 2023 ha introdotto una novità fiscale per le mance nei settori della ristorazione e delle attività ricettive. Le mance, pur essendo assimilabili al reddito da lavoro dipendente, possono essere sottoposte a un’imposta sostitutiva dell’Irpef con un’aliquota del 5 per cento, nota come “flat tax sulle mance”. Questa tassazione agevolata è applicabile se il reddito da lavoro dipendente non supera i 50 mila euro nell’anno precedente e se il valore delle mance non supera il 25 per cento del reddito del lavoratore.

L’obiettivo della misura è ridurre il carico fiscale sulle mance, considerate reddito da lavoro dal 2021 in seguito a una sentenza della Corte di Cassazione. Nel 2024, gli scaglioni Irpef sono tre: 23 per cento per redditi fino a 28 mila euro, 35 per cento tra 28 mila e 50 mila euro, e 43 per cento oltre i 50 mila euro. Se la misura non verrà rinnovata, dal 2025 gli scaglioni torneranno a essere quattro.

I numeri e le interpretazioni

Secondo Fratelli d’Italia e il Ministero del Turismo, la tassazione al 5 per cento delle mance porta 943 euro a lavoratore. Questo numero proviene da un’elaborazione di Caf Acli su 720 mila modelli 730 analizzati per il 2023, che rappresenta la prima istantanea dell’utilizzo della nuova tassazione agevolata.

I 943 euro non rappresentano il beneficio netto ma il valore medio delle mance dichiarate da chi ha sfruttato la misura. Su questi 943 euro, l’imposta del 5 per cento equivale a circa 47 euro, lasciando un netto di 896 euro. Senza la flat tax, il netto percepito sarebbe inferiore di 200-300 euro a seconda dello scaglione Irpef del lavoratore. Dunque, i benefici si aggirano intorno ai 200 euro, non ai quasi mille euro rivendicati.

Diffusione e criticità della misura

Il campione analizzato è limitato: solo lo 0,33 per cento dei modelli 730 contiene il rigo dedicato alle mance, pari a circa 240 dichiarazioni. Inoltre, solo il 3,3 per cento dei lavoratori nei settori interessati ha sfruttato la flat tax, ovvero poco più di tre lavoratori su cento.

La ministra Santanchè ha accusato la scarsa adozione della misura di “dare poco spazio al buon governo”. Tuttavia, la maggior parte dei lavoratori ha scelto di non adottarla per motivi che potrebbero includere la preferenza per percepire le mance in nero, senza dichiararle al fisco. Alcuni rappresentanti del settore hanno sottolineato la necessità di tempo per far conoscere la misura e adeguare i Pos per distinguere tra il pagamento del servizio e la mancia.

In conclusione, la misura della tassazione agevolata delle mance è ancora poco diffusa e i benefici netti per i lavoratori sono inferiori a quanto dichiarato da Fratelli d’Italia e dal Ministero del Turismo. Inoltre, restano da affrontare aspetti tecnici e la necessità di maggiore informazione per una più ampia adozione.

Diego Zerri

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